Oggigiorno, le tasse sono un argomento piuttosto delicato dato che sono in grado di incidere in modo netto sui guadagni di una realtà aziendale o di un privato cittadino.

 

Non è raro, infatti, fare confusione tra un’imposta e l’altra poiché spesso e volentieri non si ha un quadro chiaro sul reale significato di una determinata tassa, sui soggetti a cui è rivolta e sulle metodologie per coprirne le spese.

 

Nel panorama fiscale odierno, un’imposta che colpisce maggiormente le attività produttive è la cosiddetta IRAP, acronimo che sta per Imposta Regionale Attività Produttive: cos’è l’IRAP, chi è tenuto a pagarla, come si calcola e in che modo è necessario sostenere tale spesa?

 

Analizziamo ciò ed altro in questo breve ma interessante articolo che esplorerà da vicino questa particolare imposta!

 

Che cos’è l’IRAP e a chi è rivolta

Innanzitutto, è opportuno partire chiedendosi che cos’è l’IRAP, chiarendo il suo significato e l’obiettivo: si tratta di un tributo annuale che i possessori di partita IVA sono tenuti a versare alla Regione nella quale ha sede la propria azienda o dove svolgono la propria professione qualora soddisfino i requisiti sanciti dallo Stato.

 

Nello specifico, l’IRAP è una tassa che si applica sulla capacità di produzione economica, altresì nota come valore di produzione; fondamentalmente, coloro che rientrano nei destinatari dell’imposta devono versare un’aliquota che si riferisce al guadagno netto totale generato durante l’anno.

 

Che dire del motivo per cui tale tassa esiste?

 

Sostanzialmente, l’IRAP serve a sovvenzionare le casse regionali, con un occhio di riguardo verso i fondi destinati alla gestione e al sostentamento dei servizi sanitari.

 

Un secondo aspetto che è opportuno chiarire sin da subito è quali sono i soggetti interessati al pagamento di tale tassa e chi è esentato dal sostenere tale spesa.

 

Grazie alla Legge di Bilancio 2022, la sfera di esclusione e di esenzione da tale tassa si è ulteriormente allargata come mai prima, arrivando ad escludere dal suo pagamento i professionisti, le ditte individuali e i lavoratori autonomi, oltre ai contribuenti aderenti al regime forfettario.

 

Tuttavia, ad oggi l’IRAP interessa una serie di soggetti piuttosto specifici, quali:

  • gli enti commerciali;
  • le società di persone;
  • le società di capitali;
  • gli studi professionali;
  • gli enti appartenenti al terzo settore

Tuttavia, affinché l’IRAP possa realmente interessare tali categorie di professionisti, è necessario che le attività in questione siano organizzate e strutturate in modo tale da integrare dei soci, dei dipendenti o dei sottoposti.

 

Non solo, l’attività interessata dovrà altresì essere necessariamente a scopo di lucro o a fini commerciali.

 

Al contrario, oltre alle categorie di soggetti esentati dall’IRAP già descritti in precedenza, si annoverano anche:

  • i produttori agricoli con reddito inferiore ai 7000€ annui;
  • i fondi comuni di investimento;
  • i Gruppi Economici di Interesse Europeo (GEIE);
  • i fondi pensione

Una volta esaminato cosa sia effettivamente l’IRAP e quali siano le categorie di soggetti esclusi e interessati ad essa, sorge spontanea la domanda: in che modo si calcola?

 

Come si calcola l’IRAP?

Come già menzionato in precedenza, l’IRAP è un’imposta che si calcola sul proprio imponibile, ossia sul guadagno netto maturato durante l’anno.

 

Il calcolo vero e proprio avviene mediante la sottrazione delle spese connesse alla produzione della propria attività a quello che è il guadagno netto; tuttavia, non sono deducibili gli stipendi dei dipendenti, i compensi riferiti a delle prestazioni occasionali, le spese per eventuali professionisti associati all’attività e i contributi INPS e TFR.

 

Per l’anno 2023, l’aliquota IRAP era fissata alla percentuale di 3,90%; ad ogni modo, ogni singolo ente regionale ha la facoltà di modificare l’importo della tassa aggiungendo un massimo di 0,92% sulla somma totale.

 

Per alcune categorie di soggetti specifiche, inoltre, l’ammontare dell’aliquota IRAP prevista è ben determinata: ad esempio, per gli istituti bancari o gli intermediari finanziari, essa si assesta sul 4,65%, mentre per le amministrazioni pubbliche e le compagnie assicurative i punti percentuali salgono rispettivamente agli 8,50% e ai 5,90%.

 

Per questo motivo, è fondamentale verificare la somma che si dovrà versare in base alla regione di appartenenza, aggiungendo eventualmente una percentuale già determinata nel caso la propria attività appartenga ad una delle suddette.

 

IRAP: come e quando la si paga

Stando a quanto sancisce la legge, sono previste 2 scadenze per ciascun versamento.

 

Nello specifico, la prima deadline è fissata al 30 giugno, data entro la quale si dovrà versare il primo acconto IRAP, ossia il saldo del tributo dell’anno precedente aggiungendo un acconto per il successivo; la seconda scadenza è il 30 novembre, entro la quale andrà versato il secondo acconto.

 

La dichiarazione IRAP va inviata telematicamente avvalendosi del sito web ufficiale dell’Agenzia delle Entrate; per farlo, occorre registrarsi alla sezione Fisconline, effettuare il login al portale, compilare il modulo con la dichiarazione IRAP ed effettuare il pagamento mediante F24.

 

Ad ogni modo, prima di svolgere queste procedure, è sempre consigliabile rivolgersi ad un professionista del settore come Sara Saccomani, figura professionale che lavora nello studio commercialistico omonimo di La Spezia occupandosi di fornire consulenze contabili e fiscali di qualità, al fine di avere un quadro chiaro in merito all’argomento.

Essere a conoscenza di tutti questi dettagli specifici riguardanti l’IRAP da parte di un commercialista a La Spezia, consentirà al proprietario di un’azienda di arrivare all’eventuale pagamento dell’imposta ben preparato e capace di effettuare la procedura senza alcun problema!

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